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Ne parliamo con Marta Leonori

Ne parliamo con Marta Leonori

Una intervista con Marta Leonori del Dipartimento di Funzione Pubblica, sull'economia della collaborazione e della condivisione e sul percorso #CollaboraToscana.

Quali sono gli sviluppi più promettenti che si sono aperti con lo sviluppo dell’economia della condivisione e della collaborazione?

L’economia collaborativa apre il mercato a nuove forme di attività e di sviluppo, crea settori nuovi e promettenti, aiuta a ripensare e innovare i settori tradizionali. In questo vedo grandi possibilità. Naturalmente, perché questo avvenga nella tutela dei cittadini e dei gruppi, c’è bisogno di definire regole condivise che garantiscano tutti. Regole che non siano finalizzate a frenare lo sviluppo di un settore che esiste indipendetemente dagli sforzi del regolatore, ma che diano certezze a chi vuole intraprendere una attività e a chi ne beneficia come utilizzatore.  

Molti commentatori mettono in evidenza anche possibili criticità e rischi. Quali sono secondo te gli elementi da tenere in considerazione da questo punto di vista?

I rischi sono quando ci si muove senza possibilità di tutele, cosa normale quando come oggi ci troviamo di fronte ad un settore nuovo dell’economia.

Ho fatto l’assessore a Roma per un anno e mezzo e a un certo punto si è posta la questione degli home restaurant. Qui quale è il più grande rischio? La concorrenza sleale, certo, ma soprattutto la sicurezza sugli alimenti. Se un cliente va in un home restaurant e mangia funghi velenosi, cosa succede? Altro esempio: qui si sta sviluppando un nuovo sistema di scooter sharing: cosa succede se c’è un incidente mentre utilizzo uno dei motorini del servizio?  

Come si può dare anche a chi si rivolge a questo settore, così come a chi lo pratica, un minimo di certezze?

Naturalmente non si può normare fino al punto di bloccare il settore,  ma è necessario trovare insieme soluzioni che tutelino gli attori del settore, nel senso più ampio del termine.

15 anni fa si valutava la possibilità di autorizzare la forma del bed and breakfast. Oggi, i bed and breakfast sono divenuti una offerta ricettiva canonica e ci si interroga su come disciplinare la ricettività domestica offerta da AirBnB.

Mi puoi fare un esempio concreto di una esperienza legata all’economia collaborativa  che ti ha particolarmente colpita? Perché?

Un esempio dalla mia città che mostra le possibilità infinite della collaborazione e del digitale. A Roma, due ragazzi hanno inventato una nuova stampate 3d per i cellulari (Olo). Per metterla in produzione hanno presentato il progetto sulla piattaforma di crowdfunding kickstarter e hanno raccolto 2 milioni e 300.000 dollari. Hanno venduto 16.000 prodotti. E’ così che hanno potuto avviare la loro attività. C’era una buona idea, un buon progetto e ci sono stati dei micro-investitori che hanno creduto nel progetto. Questi sono canali che esistono grazie alla cultura collaborativa e alla digitalizzazione, che nel nostro paese sono conosciuti solo in parte ma che sono una delle nuove frontiere. Una opportunità che prima non c’era e adesso c’è.

Un Governo Regionale ti ascolta: quali sono a tuo parere le azioni prioritarie per una gestione consapevole dell’economia collaborativa?

In base alla mia esperienza, gli ambiti più importanti che riguardano una Amministrazione e sono la ricettività, gli home restuarant e il trasporto. Questi sono i tre grandi settori su cui gli amministratori si interrogano per capire come coniugare concorrenza, regole e tutela. Questi sono tutti esempi in cui la regolamentazione è prima di livello regionale e poi comunale.

E’ però molto difficile che un comune riesca ad intervenire da solo, senza fare un ragionamento più ampio. Anche perché questo è un settore che evolve in fretta e che difficilmente è compatibile con i tempi e di un Ente locale. Per questo prima di tutto è necessario conoscerlo e capirlo.

E’ fondamentale partire mettendo intorno a un tavolo i diversi attori: quelli che sanno come funziona il settore e che ne sanno intuire le prospettive, i giovani imprenditori delle startup, ma anche i consumatori, gli imprenditori tradizionali, le associazioni.

L’Europa si sta occupando di questo, l’Italia non può rimanere indietro ed io sono fiduciosa sulla possibilità di trovare una soluzione, ma non è una cosa che una regione o un comune possono fare da soli, è un settore troppo nuovo e ancora sconosciuto, dobbiamo lavorarci insieme.  

(Testo riadattato da una intervista realizzata per il progetto #CollaboraToscana)

 

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